Questa è la storia di un ragazzo che aveva il classico “posto fisso” e ben remunerato presso la società di consulenza Bain & Co. e che ha rischiato, lasciando tutto per investire sul suo marchio e sul suo sogno. Blomor, marchio che unisce il suo cognome (si chiama Mattia Mor) al saluto che usava fare la sua compagnia ai tempi del liceo (Blo!). Mattia le t-shirt le ha sempre avute nel cuore: ancora studente ne ha realizzate e vendute circa 200. Ma la matrice di Blomor sono state quelle con i nomi e la lista degli ingredienti dei cocktail più famosi: Mojito, Cuba Libre, Negroni, Spritz, tanto per citarne alcuni. Lì le t-shirt andavano letteralmente a ruba, tanto da indurre Matteo a lasciare Bain e fondare la sua Blomor nel 2007.
Coraggio, passione e l’incontro con il creativoIucu, capace di ironia e dotato di spirito funky, hanno costituito la miscela giusta. Blomor ha trovato un fornitore disposto a investire sulla start up ed è passata dal milione di euro del 2008, ai 2,2 milioni del 2009, ai 3,6 del 2010 fino a chiudere il 2011 a 5 milioni, con ottime prospettive di crescita. Ha aperto un monomarca a Milano, in Via Lupetta (dietro via Torino) e ora si appresta ad aprire in Via Lagrange, a Torino. La collezione per la primavera estate del 2013 vede in campo t shirt con il Bacardi che campeggia, una licenza con Penthouse, felpe con lo Smile che fa le linguacce. I clienti sono arrivati a 900 in Italia e si sono estesi a Belgio, Grecia, persino ad Harvey Nichols Kuwait, colpendo un target che veleggia fra i 18 e i 30 anni. Il bello è che l’utile netto di questa azienda (ribadiamo, l’utile netto) si aggira intorno al 17%, che non è poco. E Mattia, non pago, si sta già buttando in un altro progetto di food con amici che hanno il medesimo spirito imprenditoriale. Crisi o non crisi, credere nei sogni paga ancora.